Salsomaggiore Terme- Parma

In piazza Vitale Zancarini, contigua a piazza Libertà (o piazza dl Municipio), si trova il monumento ai Fondatori dei Bagni: Lorenzo Berzieri, Guido Dalla Rosa e Giovanni Valentini.

Un monumento unico che doveva tramandare ai posteri il ricordo di coloro che furono gli artefici delle fortune di Salsomaggiore, l’idea comune a questi tre personaggi divisi in vita, da forti contrasti e differenti per carattere, cultura ed estrazione sociale fu la fortuna della stazione termale affidata “all’impareggiabile tesoro terapeutico delle acque salino-iodate”.

L’opera scultorea dell’artista parmigiano Enrico Carlini fu inaugurata nel 1894. Il monumento si presenta con un basamento quadrangolare in marmo bianco di Carrara sormontato da una colonna dello stesso marmo, sulla cui cima è posta un’aquila di bronzo dalle ali spiegate , pronta a spiccare il volo. Su una faccia della base troviamo: la salamandra, l’antico stemma del Comune concesso da Federico II nel 1226, mentre sulle altre tre facce sono riprodotti tre medaglioni con i ritratti a bassorilievo, in bronzo di: Berzieri, Valentini e Dalla Rosa, con sotto le iscrizioni, dettate dal professor Agostino Romani, una personalità nota ed apprezzata nell’ambiente letterario di Parma del tempo

In seguito a un urto con un mezzo meccanico, l’opera statuaria bronzea e il capitello sono crollati a terra, riportando il distacco del capitello dalla base della colonna nella quale era imperniato, con perdita di piccole porzioni aggettanti, quali frammenti di cornici. L’aquila è caduta conficcandosi nel terreno con la testa, ma il peso del capitello rimasto solidale ad essa ha forzato il punto più sottile la zampa, fratturandolo. Il capitello in marmo scolpito, si presentava divelto dalla colonna, con rottura del perno e ha mantenuto l’imperniazione della zampa dell’aquila.

Il capitello in marmo scolpito, si presentava divelto dalla colonna, con rottura del perno e ha mantenuto l’imperniazione della zampa dell’aquila.

capitello

L’INTERVENTO

. L’aquila

La statua fratturata, i frammenti e il capitello sono stati portati in laboratorio dove è stata eseguita un’analisi delle superfici, con la preziosa consulenza di maestri fonditori d’arte, dalla quale sono emersi dati interessanti relativi alle tecniche esecutive che riporteremo in seguito. Il frammento della zampa è stato disancorato meccanicamente dal capitello cui era cementato.

La superficie dell’aquila è stata ripulita degli accumuli di terriccio con spazzolini e bisturi e successivamente con lavaggi di acqua deionizzata. Dopo la pulitura, i tre frammenti sono stati imballati e trasportati nella fonderia Melegari di Giuseppe Melegari maestro fonditore d’arte che ha esaminato i monconi per provvedere alle saldature.

Le ali sono state riposizionate e saldate correttamente al corpo con un processo di fusione con l’eliminazione dei perni, i due monconi della zampa sono stati fusi insieme ricostruendo l’originaria continuità. Anche la porzione distaccata della coda è stata saldata e suturato col bronzo il foro sul retro

I punti di saldatura di colore più chiaro, sono stati patinati con bitume giudaico mentre il metallo era ancora a 100°.

Il perno metallico solidale con la zampa era integro e di circa cm 15,00 per cui à stato ritenuto funzionale.

Il manufatto è stato riscaldato di nuovo a 100° e trattato con cera microcristallina in Whit Spirit, in modo che i pori del bronzo si aprissero e il trattamento protettivo compenetrasse nella superficie.

. Il capitello

Il capitello in marmo bianco, scolpito ha un diametro di cm.25, è alto cm.27,00 e ha una faccia superiore quadrilatera di circa cm-40 di lato.

Sull’area superiore si trova il foro di ingresso del perno inserito nell’aquila, il foro non ha una forma regolare appare come uno scasso con un’imboccatura larga, mentre il foro del perno tra capitello e colonna è a sezione quadrata e alloggiava un perno ligneo ormai deteriorato, di cui si intravedevano ancora i frammenti

La struttura presenta alcune rotture di piccoli elementi decorativi aggettanti: estremità di volute, cornici, la materia appare molto deteriorata, la superficie ha perso la sua levigatura, presenta uno strato di consunzione e porosità imponente per il relativo secolo di esposizione all’intemperie, inoltre si evidenziano microfessurazioni profonde e a reticolo.

Questo degrado, riscontrabile anche nella colonna, fa presupporre, la scelta di un marmo di seconda scelta più facile da scolpire, per la grana porosa, ma più soggetto a usura.

Il capitello presenta anche macchie verdastre dovuta a percolazioni di solfato di rame e altre giallastre dovute a formazioni di colonie microbiche prodotte da presenze vegetali, inoltre su tutta la superficie è aggregato un deposito di particellato formatosi con gli anni a cui si aggiunge il terriccio compresso nella caduta.

Si è provveduto a rimuovere questo primo strato a secco con spazzolini e aspiratori dopo di che sono stati eseguiti lavaggi con acqua deionizzata, sulle macchie verdi sono stati fatti impacchi con soluzione di acqua di Rochelle e E.D.T.A, che hanno estratto solo parzialmente ossido di rame.


Dopo la pulitura è stata eseguito un consolidamento della superficie con silicato di etile a rifiuto. Sono stati riposizionati i frammenti con collante epossidico e ricostruiti alcuni mancanze con resina epossidica caricata con polvere di marmo bianco, si è valutato di effettuare stesure di latte di calce molto diluito, per ridare una pelle di protezione alla superficie del marmo. 

RICOLLOCAZIONE

Si è proceduto alla recinzione dell’area e all’elevazione di un ponteggio che permettesse di operare su tutti i lati.

Base della colonna

Il piano della colonna è stato pulito dai residui di boiacca residua. E’ stato posizionato temporaneamente il capitello che ha evidenziato una inclinazione del piano verso la strada pertanto con uno spessore di 3 mm tra colonna e capitello, è stato riportato in bolla durante l’incollaggio

L’aquila è stata imbragata e alzata con un elevatore, posizionata temporaneamente, con l’inserimento del perno nel capitello, sono state verificati gli eventuali fissaggi temporanei dopodiche è stata alzata, è stato preparato l’impasto collante e riposizionata definitivamente.

Imbragatura dell’aquila sull’elevatore

E’ stata mantenuta nella posizione corretta per circa due ore nel frattempo sono stati allestiti dei supporti coi tubi innocenti per mantenere la corretta posizione, per 24 ore il tempo di rassodamento della resina.

Il giorno dopo, verificata la riuscita dell’intervento, si è smontato il ponteggio e sgombrato l’area.